Il prelievo delle Unità Follicolari
Dr. Andrea Marliani
Firenze
Fondamentalmente sono oggi due le procedure alla base dell’autotrapianto:
l’escissione di una losanga occipitale di cuoio capelluto o il prelievo delle singole unità bulbari (procedura Fue, Follicular Unit Extraction), entrambe praticate sulla parte posteriore e/o laterale dello scalpo.
La tecnica Fue (il cosiddetto prelievo “follicolare” mediante microaspiratore monobulbare) è ancor oggi oggetto di dibattito e viene adottata, come pratica abituale dei prelievi, soltanto da pochi chirurghi. Il vantaggio attribuito a di tale tecnica, le minori dimensioni e conseguente minore visibilità delle cicatrici, necessita di ulteriori valutazioni. È utilizzabile essenzialmente nelle forme più lievi di calvizie dove possono bastare 400 – 500 bulbi. Si tratta di una forma moderna di punch, cioè di microbisturi circolare in grado di prelevare segmenti minimi di cuoio capelluto contenenti uno o due bulbi. È un metodo valido per ridurre le stempiature ma poco adatto quando si voglia rinfoltire una zona ampia: in questi casi prima di raggiungere un risultato soddisfacente dovranno essere effettuate varie sedute a distanza tra loro di qualche mese. I tempi operatori sono inoltre più lunghi in quanto il prelievo richiede più tempo e quindi i costi per collocare 400 – 500 bulbi sono quasi sovrapponibili a quelli necessari per una seduta “standard” di microinnesti. Le modalità della procedura sono identiche, intervento ambulatoriale in anestesia locale. Il decorso postoperatorio è sovrapponibile in quanto il collocamento degli innesti è identico.
La ripercussione del prelievo sulla zona posteriore donatrice è minima anche se i processi cicatriziali successivi alla guarigione dei piccoli punti dove sono prelevati i singoli innesti possono ridurre la quantità complessiva dei bulbi prelevabili. Questo metodo ha in effetti il vantaggio di essere meno traumatico e di non lasciare alcun esito cicatriziale. Richiede però più pazienza per chi desideri raggiungere rinfoltimenti importanti che potranno avere alla fine un costo complessivo superiore.
La tecnica di prelievo oggi più diffusa è l’escissione della losanga occipitale. Al microscopio, il lembo cutaneo viene poi sezionato in unità follicolari (contenenti da 1 a 4 capelli) e unità multifollicolari (contenenti dai 3 ai 6 capelli ciascuna).
La creazione di unità follicolari molto piccole consente di poter utilizzare aghi sottili per la creazione dei siti di ricezione così da non correre il rischio di danneggiare i follicoli vicini e provocare eccessivo danno vascolare.
Il microtrapianto di unità follicolari (dall’inglese Follicular unit micrografting) ha permesso di superare i limiti delle precedenti tecniche, compreso l’inestetico “effetto bambola” (pluggy look), e di allargare il numero di candidati alla chirurgia della calvizie. Questa procedura, di grande flessibilità, consente più di qualunque altra di ricreare o ridefinire la linea frontale e temporale in modo talmente naturale da rendere quasi impossibile la percezione che il soggetto si sia sottoposto a ripristino chirurgico.
L’affinamento e la personalizzazione da parte di chirurghi delle varie procedure esistenti ha portato alla continua messa a punto di tecniche individuali, divulgate poi attraverso pubblicazioni e congressi dedicati. Ma su un punto tutti i chirurghi sono sempre concordi, di procedere nei primi millimetri della zona frontale (praticamente il 5 – 10% del totale dei capelli da trapiantare) con la tecnica di micrografting. Per il resto la scelta è discrezionale: dal trapianto totale (autotrapianto di unità follicolari) al micro/minitrapianto, dagli innesti combinati (slot punch) agli innesti lineari.