giovedì
15 FebTricotillomania
a cura della Redazione
del GITri
Firenze
Sezioni istologiche tipiche mostrano peli in catagen, raccolte di pigmento e osti follicolari dilatati e zaffati di cheratina. La presenza di bulbi piliferi traumatizzati è diagnostica ma questo reperto non è di frequente riscontro. Si osserva inoltre un’assenza significativa di flogosi attorno al bulbo pilifero, a differenza dell’alopecia areata che è caratterizzata dalla presenza di bulbi infiammati e peli atrofici in anagen.
La tricotillomania è attualmente classificata come un “disturbo del controllo degli impulsi”. Un senso di aumentata tensione prima dello strappamento dei peli, la sensazione di gratificazione e la diminuzione della tensione in seguito a tale atto sono componenti diagnostiche che spesso però non si riscontrano, soprattutto nei bambini. Non è chiara la causa di questa affezione che in genere è cronica, resistente alla terapia e soggetta a recidive. I bambini tendono a strapparsi i capelli durante la lettura, lo studio o il riposo a letto. Questo atteggiamento dovrebbe essere differenziato da altri disturbi del comportamento come la suzione del pollice o la morsicatura delle unghie, che sono patologie di solito benigne e autolimitanti. Sia nei bambini sia negli adulti è stata descritta un’associazione significativa tra ansia, disturbi comportamentali e tricotillomania. Con minore frequenza si riscontrano contemporaneamente disturbi dell’alimentazione, abuso di sostanze, disturbi della personalità, intelligenza subnormale, schizofrenia o un disturbo dissociativo. Si è ipotizzata che lo strappamento cronica dei peli rappresenti una variante di disturbo assessivo-compulsivo, tuttavia un disturbo assessivo-compulsivo compare più frequentemente nel sesso maschile e le due affezioni presentano caratteristiche differenti alla tomografia ad emissione di positroni (PET). Nei preadolescenti i problemi emozionali tendono a essere meno gravi e più spessa associati a rapporti conflittuali genitore-figlio od a eventi carichi di tensione come la nascita di un fratellino o la perdita di una persona cara. La terapia si baserà sulla “parola del medico”, sul colloquio con il paziente, sull’uso di ansiolitici e antidepressivi (di solito benzodiazepine e triciclici), dovrà essere personalizzata e talvolta affidata alla competenza del medico-psichiatra. Il trattamento della tricotillomania si è avvalso di terapie comportamentale, ipnosi, psicanalisi, psicoterapia intensiva, antipsicotici e antidepressivi. Una studia di 10 settimane in doppio cieca ha rilevato che la clomipramina (un bloccante parzialmente selettivo della ricaptazione della serotonina) risulta più efficace della desipramina (un bloccante della ricaptazione della noradrenalina) nel migliorare i sintomi probabilmente per via delle sue proprietà antiossessive. Uno studio successivo, tuttavia, ha mostrato che i pazienti in trattamento a lungo termine con clomipramina possono recidivare.
BIBLIOGRAFIA
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