La tecnica di Juri
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La tecnica di Juri

Rotazione e trasposizione di lembi di cuoio capelluto
(tecnica di Juri)
 

 

a cura di
dr. Andrea Marliani
dermatologo – endocrinologo
in Firenze
 

É la tecnica proposta da Juri nel 1975, oggi quasi abbandonata, per ricostruire la linea frontale. Consiste nell’autonomizzare, in anestesia locale e, solitamente, in due sedute operatorie ambulatoriali distanziate di circa 15 giorni, un lembo di cute nella regione latero-posteriore del cuoio capelluto. Si tratta di un lembo centrato sull’arteria temporale superficiale, lungo 20 – 25 cm, largo 3,5 – 4 cm. La sua forma deve essere attentamente valutata e calcolata in modo da permettere una facile rotazione.
Ottenuto il lembo rotante questo deve essere sistemato con l’arteria temporale sulla regione frontale in anestesia generale. Per fare questo il lembo viene completamente autonomizzato sul peduncolo anteriore e girato fino a raggiungere la zona frontale dove, precedentemente, è stata tolta una “striscia” glabra di epidermide (profondità 1 – 2 mm) in modo da fornirgli un alloggio adeguato e ricostruire (più o meno) l’attaccatura frontale.
Segue sutura, bendaggio non compressivo e drenaggio aspirante (per togliere eventuali raccolte di liquido). La rimozione del bendaggio viene fatta normalmente dopo 24 ore dall’intervento e la rimozione dei punti dopo 10 – 15 giorni.
Questa tecnica chirurgica può essere eseguita su entrambi i lati (sia da destra che da sinistra) e può essere associata al trapianto ad isole per coprire il vertice.
Lo scollamento della regione retro auricolare, con lifting esteso al collo, permette una sutura della zona donatrice senza tensione.

 

 

 
I problemi di questo tipo di intervento sono:
– quelli, teorici, connessi all’anestesia generale,
– l’edema e l’ematoma della fronte, comune ma non grave,
– la temibile necrosi (fino ed oltre 2 cm) dell’estremità distale del lembo ruotato che in genere dipende dalla sua eccessiva lunghezza e dal conseguente scarso apporto vascolare; in questo caso il danno estetico è mal riparabile. Questa ultimo rischio può essere evitato con la variante tecnica di Faivre-Rabineau che prevede l’impiego di due lembi temporali, ovviamente più corti, che si congiungono sulla linea mediana (lunghezza 10 – 12 cm e larghezza 2 – 2,5 cm).
Usando la tecnica di rotazione dei lembi si ha il vantaggio di una immediata alta densità di capelli (difficile ad ottenersi con gli innesti) e lo svantaggio di un risultato estetico non sempre perfetto. L’attaccatura frontale dei capelli spesso assume facilmente un aspetto anormale. Infatti se la lunghezza del lembo non è sufficiente, per farlo arrivare dalla parte opposta, è necessario disporlo in maniera quasi orizzontale determinando una linea frontale del tutto innaturale, cioè priva della “stempiatura” maschile (il paziente assomiglia un po’ alla “creatura” del barone di Frankestein); quando la tecnica è eseguita su entrambi i lati i due lembi presentano una direzione dei capelli l’uno nel senso contrario all’altro (il capello è inclinato di 75° rispetto al piano cutaneo), contribuendo a dare immediatamente un’impressione di innaturalità a tutto il cuoio capelluto e rendendo arduo qualsiasi tentativo di pettinatura.
È una tecnica che ha oggi pochi estimatori e viene talvolta utilizzata in chirurgia oncologica, per ricoprire una breccia chirurgica conseguente all’asportazione di un tumore.

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