Il Tenue Confine tra…. Tricologia e Ciarlataneria
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Il Tenue Confine tra…. Tricologia e Ciarlataneria

Guido Vito Trotter ed Andrea Marliani
 

 

 
 

Il trattamento delle malattie dei capelli, ed in particolare il trattamento degli effluvi e dei defluvi, è spesso lungo e difficile.
Non esistono le cure miracolose in grado di dare quei risultati che i pazienti vorrebbero e che, talvolta, si attendono.
I capelli, che gli antropologi ed i biologi amano spesso definire “inutili annessi cutanei”, hanno per l’essere umano un profondo valore simbolico, sul quale già abbiamo discusso. La loro funzione è quella di “essere visti ed ammirati”.
Il paziente che si rivolge al medico per la perdita o caduta di capelli, reale o presunta che sia, è spesso un soggetto psicologicamente “fragile”, talvolta in stato di profondo sconforto ed il compito del medico, non potendo sempre “guarirlo”, è quello di dargli comunque un aiuto volto al contenimento dell’ansia.
Si diceva, solo pochi anni fa, che l’unica cosa in grado di arrestare la caduta dei capelli fosse il pavimento.
Forse proprio per questo, nonostante la richiesta in continuo aumento e l’imperversare di maghi e fattucchiere del capello, i dermatologi che si occupavano della “testa” altrui erano pochi e sparuti pionieri in un contesto di totale assenza, o quasi, di supporto da parte delle Università e di informazione da parte dei mass media.
Ma cosa è cambiato oggi?
Oggi che il dermatologo non considera più il problema della perdita dei capelli come qualcosa che deve essere risolto solo dal parrucchiere o dall’estetista?
Oggi che la popolazione degli affetti dal “maldichioma” ha assunto dimensioni impressionanti e con essa è montata, come una marea, la voglia di saperne di più?
Oggi la situazione non è ancora cambiata! La fonte di “informazione” più diretta e più ascoltata è, assurdamente, la pubblicità.
Uomini e donne, indipendentemente dal livello di scolarizzazione, dalla loro intelligenza o ceto, sfogliano avidamente le pagine dei giornali e credono di trovare nella pubblicità di un prodotto o di un centro tricologico la risposta al loro problema.
Ma come può avvenire questo?
Perché la gente si affida quasi automaticamente ai “consigli per gli acquisti” che sono, spesso, tutt’altro che buoni consigli?
Sono ancora comuni i casi di giovani che, ossessionati dalla paura di diventare calvi sottoscrivono milioni in cambiali con “Innominabili Centri Tricologici” e con la speranza di trovare la soluzione dal mago di turno.
Sono ancora frequenti i casi di giovani che, delusi, si suicidano (o tentano il suicidio) per gli “inutili annessi cutanei”.
Queste cose succedono ancora perché il tema “tricologia” si presta a facili manipolazioni. Il medico, SBAGLIANDO, ha sempre snobbato il problema considerandolo perlomeno marginale e la stampa sovente contribuisce ad aumentare la confusione invece di diradarla.
Eppure chi è deputato alle risposte esiste ed è chiaramente, e nonostante tutto, il medico: il paziente con defluvio, alopecia o calvizie ha diritto all’attenzione del medico, egli deve sentirsi ascoltato e capito perché si formi quel rapporto di fiducia, “empatia”, essenziale alla riuscita di qualsiasi trattamento terapeutico.
E’ un momento delicato questo, un momento in cui la comunicazione e il rapporto di fiducia tra medico e paziente (counselling) giocano un ruolo fondamentale sia per il buon esito della terapia sia per l’eventuale ridimensionamento di un problema che, come abbiamo visto, talvolta arriva ad assumere connotati grotteschi e tragici.
I capelli sono ancor’oggi terra di nessuno e perciò il pubblico si trova immerso in una ridda di informazioni contraddittorie con, da una parte la medicina che offre farmaci non certo miracolosi e dall’altra la pubblicità di centri tricologici non identificati (e non identificabili) che offrono prodotti e “soluzioni definitive”
Cosicché anche il farmaco, finisce per venire considerato poco più che un cosmetico, prescrivibile da chicchessia, anche a sproposito.
Occorre una maggiore attenzione al problema da parte degli organi di informazione e soprattutto da parte delle riviste scientifiche, perché il lettore, dopo aver letto un articolo equilibrato, veramente informativo e che evita volutamente smaccate sponsorizzazioni, sfogliando le pagine non trovi subito dopo la pubblicità miracolistica e ne rimarrebbe per lo meno confuso:
“Sarà questa la giusta soluzione al mio problema? D’altronde, ragiona il lettore, se il giornale è serio, visto che l’articolo era serio e pieno di buon senso (ma non faceva nomi di prodotti ed il lettore li vuole perché vuole un riferimento immediato), la pubblicità che segue deve essere giusta la risposta!”.
Così, uno spazio a pagamento diventa tutt’uno con l’informazione vera, perché chi legge non sa o non vuole sapere che in un giornale, un conto è la parte scritta e firmata da un medico o da un giornalista, un altro è la gestione aziendale dello spazio pubblicitario.
Se gli argomenti inerenti la tricologia, ed in genere la salute, fossero chiaramente svincolati dagli spazi pubblicitari si potrebbe ridimensionare il lungo e dispendioso pellegrinaggio a cui si sottopongono i molti che hanno o si fanno problemi di chioma. Pellegrinaggio spesso tortuoso che passa attraverso strani fai da te, carissimi millantatori e tante delusioni e che, alla fine, inevitabilmente, approda dal medico esperto (dermatologo, endocrinologo, medico estetico che sia) il quale riporta dal paese delle bacchette magiche alla realtà.

 

Oggi il medico deve ad un tempo esercitare tutto il suo spirito critico verso quei prodotti dermocosmetici in commercio, la cui attività terapeutica non è né dimostrata né dimostrabile ma deve al contempo essere a conoscenza di quanto realmente, in termini di terapia, si può dare al paziente.

Davanti ad una alopecia il medico non può e non deve più comportarsi da guaritore o da ciarlatano, prestandosi a essere il tramite di “manovre commerciali” che reclamizzano prodotti la cui efficacia non si basa su un ragionamento scientifico ma solo economico e teso a sfruttare la sofferenza psicologica di questi soggetti.
Alle soglie del 2000 anche il capitolo “alopecia” dovrà, pian piano, uscire da quel limbo di incuranza e faciloneria che fatalmente rende lecito tutto ciò che è utile solo commercialmente.
A noi, come Giornale Italiano di Tricologia, resta il dovere di lavorare per abbreviare al massimo questo percorso, e l’obbligo di chiarire i confini tra medicina e magia, anche a costo di perdere qualche sponsor o di non averne affatto.

 

Vi invitiamo a scrivere al Giornale Italiano di Tricologia a mandare i Vostri Articoli, i Vostri Lavori, le Vostre Critiche. Questo materiale, dopo selezione e revisione da parte della Redazione e della Direzione Scientifica, verrà pubblicato.
Gli articoli potranno essere spediti per posta normale, evitando la raccomandata, ad: Andrea Marliani, via San Domenico 107/3, 50133 Firenze.

 

 

BIBLIOGRAFIA

Marliani A.: “Possibilità attuali di terapia medica della Calvizie Comune” Etruria Medica, Firenze,
1992: 7:
Padrini F.: “Il linguaggio segreto del corpo” De Vecchi Editore, Milano, 1996.

Pellizzari A.: “Consigli per gli acquisti” TRICOS 1992; 3: 5 – 7

Rinaldi F.: “I segreti della bellezza romana” Rydelle, Milano, 1991.

Tosti A.: ” Contributo alla conoscenza della stupidità umana” Sellerio, Palermo, 1992.

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